Croce e delizia di tutti i suoi fan, da 25 anni (in Italia, in Giappone da più di 30) Berserk ci narra le avventure di Gatsu, mercenario maledetto sin dal giorno della sua nascita (ricordiamo sempre che nacque dal ventre di una donna impiccata, così, per dare subito una nota di colore al personaggio)
La sua infanzia viene condita da tonnellate di violenza (tralascio i particolari, limitandomi a ricordare che l’episodio della sua nascita è un momento di allegria confrontato alla sua intera infanzia)
Nato e cresciuto sul campo di battaglia (in un medioevo fantasy crudo, senza speranza, dove gli uomini sono solo carne da macello per altri uomini e entità superiori varie) arriva, come un raggio di luce nella vita di Gatsu, Grifis, leader di un gruppo di mercenari elite. No, niente Bromance, Grifis sottomette Gatsu in duello in modo da averlo al suo fianco nella Banda dei Falchi. Certo, il rapporto tra i due è profondo, Gatsu trova finalmente una famiglia con cui condividere la vita e i campi di battaglia. Trova anche l’amore, tra le braccia di Caska, secondo leader della Banda, inizialmente innamorata di Grifis ma al signorino piacciono nobili e quindi niente, si innamora di Gatsu.
Da lì, credo lo sappiamo tutti, la strada che porta verso un rituale di sacrificio demoniaco dove muoiono tutti malissimo (tranne Gatsu che perde un braccio e Caska che perde il senno) è molto breve, e Gatsu passerà il resto il della vita marchiato da una maledizione che lo porta ad essere braccato dagli stessi demoni che lui stesso vuole veder morti, dal primo all’ultimo.
La saga di Berserk, tra alti altissimi e bassi noiosissimi (non voglio mai più vedere un pirata in quel manga) sembrerebbe, anno domini 2021, aver finalmente preso una possibile svolta col numero 363. Ora un paio di mesi (a farci la firma) e vedremo se col 364 vedremo finalmente una svolta, la luce in fondo al tunnel o se, come temo, ci vorranno ancora decenni prima di vedere un degno epilogo a questa lunga storia fatta di vendetta, amore, amicizia tradimenti e sangue, tonnellate di sangue.
Menzione particolare : i disegni di Kentaro Miura. Ogni tavola non è un disegno, è un’opera d’arte a sé stante.
Possiamo maledirlo tutti per i tempi biblici di pubblicazione, per le pause di riflessione (?) che si è preso negli anni, ma ogni sua tavola è un piacere per gli occhi, senza mai un accenno di calo di qualità o di dettaglio.
